Sono stati arrestati in Siria elementi del Polisario per la loro partecipazione a reti armate filo-iraniane.
L’inchiesta, basata sulle testimonianze di funzionari regionali ed europei, conferma l’esistenza di un sostegno militare iraniano fornito a questi membri del movimento separatista.
Secondo quanto riportato dal Washington Post, membri armati del Fronte Polisario sono stati arrestati in Siria dalle nuove autorità di sicurezza del Paese, nell’ambito di una massiccia repressione delle milizie legate all’Iran.
Secondo il prestigioso quotidiano americano, questi combattenti, il cui numero non è stato specificato, sarebbero stati integrati negli ultimi anni nelle reti paramilitari sostenute da Teheran.
L’inchiesta, basata sulle testimonianze di funzionari regionali ed europei nonché sui dati di Tadmor e Qousseir, conferma l’esistenza di un sostegno militare iraniano fornito a questi membri del movimento separatista saharawi.
Con base in Algeria, il fronte separatista Polisario ha beneficiato di una supervisione simile a quella offerta ad altre milizie che operano in Libano, Iraq o Siria, sostiene la stessa fonte. Una strategia ben studiata da Teheran, volta a costruire una rete di forze per procura al servizio dei suoi interessi geopolitici in Medio Oriente e oltre.
Nel corso degli anni, l’Iran ha sostenuto un’ampia serie di gruppi di rappresentanza per promuovere i propri interessi. Ad esempio, l’Iran ha
formato da combattenti del Fronte Polisario con sede in Algeria, un gruppo militante che combatte per l’indipendenza del Sahara Occidentale dal Marocco, centinaia dei quali sono ora detenuto dalle nuove forze di sicurezza siriane, afferma un funzionario regionale e un terzo responsabile europeo.
Nel suo articolo intitolato “La Siria cerca di smantellare le ultime reti di contrabbando di armi e denaro legate all’Iran”, il Washington Post sottolinea che il Polisario è ora parte della crescente lista di gruppi identificati come affiliati all’asse filo-iraniano.
Dalla caduta del regime di Bashar al-Assad a dicembre e dall’arrivo al potere del presidente ad interim Ahmad al-Sharaa, la Siria ha condotto una determinata campagna per smantellare le reti illecite create da Teheran: contrabbando di armi, circuiti finanziari poco trasparenti e traffico di droga, in particolare di captagon, una droga apprezzata per finanziare le milizie.
Chiusura dei valichi di frontiera strategici, sequestro degli arsenali, distruzione delle fabbriche di droga: le misure adottate dalle nuove autorità siriane riflettono una chiara volontà di smantellare le strutture della guerra per procura. La zona di confine tra Siria e Libano, un tempo snodo logistico per Hezbollah e altri gruppi alleati con l’Iran, è ora al centro delle operazioni di bonifica.
Il Polisario, anello di una rete transnazionale
L’arresto di membri del Polisario in Siria segna una svolta senza precedenti, alimentando sospetti persistenti sul coinvolgimento del movimento saharawi in una strategia di alleanza militare-logistica transnazionale orchestrata dall’Iran. Mette inoltre in luce la progressiva internazionalizzazione del Polisario, le cui implicazioni vanno ormai ben oltre le questioni del conflitto regionale nel Sahara.
Mentre Damasco cerca di chiudere il capitolo di un conflitto durato più di un decennio, questi arresti servono a ricordare la profondità dell’infiltrazione iraniana nelle strutture di guerra regionali e la partecipazione di gruppi extraregionali, come il Polisario, a questo meccanismo di esportazione del conflitto.
Al-Sharaa respinge la richiesta di Attaf
Secondo quanto riferito, il presidente siriano Ahmed Al-Sharaa ha respinto la richiesta del ministro degli Esteri algerino Ahmed Attaf di inizio febbraio per il rilascio dei membri dell’esercito algerino e delle milizie Polisario catturati da Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) mentre combattevano a fianco delle forze del regime di Bashar al-Assad nei pressi di Aleppo.
Secondo quanto riferito, durante l’incontro a Damasco, Al-Sharaa avrebbe informato Attaf che questi detenuti, tra cui un ufficiale di alto rango e circa 500 membri dell’esercito algerino e miliziani separatisti del Polisario, sarebbero stati processati insieme ai restanti elementi del regime di Assad catturati.
Il presidente di transizione siriano avrebbe anche sottolineato che questi detenuti sarebbero stati soggetti agli standard internazionali relativi ai prigionieri di guerra.