Nel corso della giornata di ieri hanno avuto luogo in Mali e in diversi paesi dell’Africa occidentale e centrale numerose manifestazioni contro le sanzioni imposte il 10 gennaio scorso ai danni del Mali dalla Comunità dei Paesi dell’Africa Occidentale (Cedeao). Migranti maliani hanno organizzato raduni dinanzi alle ambasciate anche in vari paesi europei e in Nord America. La manifestazione principale ha avuto luogo a Bamako, capitale del Mali, dove migliaia di persone sono scese in piazza contro le sanzioni per la seconda volta dopo la grande mobilitazione del 14 gennaio.
Lo scorso 9 gennaio la Cedeao ha imposto sanzioni ai danni del Mali dopo la decisione della giunta militare di prolungare di cinque anni la durata del governo di transizione e di rinviare le elezioni per il rischio di attacchi terroristici. Le organizzazioni pan-africaniste che hanno dato vita alle proteste in Senegal, Camerun, Niger, Nigeria e Guinea, accusano la Francia e i suoi alleati di aver istigato la Cedeao ad assumere tale decisione e hanno chiesto ai loro governi di ritirare le sanzioni.
I governi di alcuni paesi africani, come il Benin, hanno vietato le manifestazioni, mentre in Burkina Faso centinaia di manifestanti pro-Mali hanno cercato di erigere barricate nel centro della capitale Ouagadougou e si sono scontrati con la polizia che ha usato i gas lacrimogeni. Dimostrazioni di elementi della diaspora maliana hanno avuto luogo in varie città della Francia e a Parigi, davanti all’ambasciata del Mali, così come in Germania, Regno Unito, Spagna, Italia, Belgio, Guyana, Stati Uniti e Canada. Proprio ieri un militare francese, il brigadiere Alexandre Martin, è morto in Mali nel corso di un attacco alla base operativa avanzata di Gao, colpita dal tiro di mortai da parte di forze ostili alla coalizione internazionale a guida francese, che opera in Sahel nell’ambito dell’Operazione Barkhane.
“Se siamo arrivati a questo punto della crisi è soprattutto colpa della Francia che in questi anni coi suoi militari si preoccupa di difendere i propri interessi geostrategici nell’area anziché difendere i civili e ripristinare la stabilità. Gli attacchi jihadisti si sono intensificati e la zona è sotto il controllo del governatore ed è sotto grande pressione”, aveva affermato Patricia Bayoro, presidente della Comunità della Diaspora Africana in Italia (Codai) in un’intervista ad Africa Rivista, alla vigilia della manifestazione in Italia.