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Conflitto nel Sahara: l’Algeria interviene e chiede l’intervento Usa

Pur sostenendo di non essere parte del conflitto nel Sahara, il Parlamento algerino è intervenuto chiedendo al neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, l’annullamento della decisione del suo predecessore Donald Trump relativa al riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara. Nonostante il riconoscimento statunitense sul Sahara sia una decisione presa da uno Stato sovrano su cui, né il Parlamento algerino né i generali che governano l’Algeria possono fare nulla, i deputati algerini hanno deciso di entrare nel merito della questione, pur avendo ripetutamente gridato di non far parte del conflitto per decenni.

Algeri sembra dunque continuare a minare l’integrità territoriale del Marocco, cercando invano di rendere nulla la decisione degli Stati Uniti sulla sovranità del Regno sulle sue regioni meridionali.

Nella lettera che i deputati algerini hanno redatto martedì scorso da inviare a Washington si precisa che il decreto di Trump viola i principi Usa in materia. Nella lettera i parlamentari omettono deliberatamente di menzionare che la decisione Usa è solo la consacrazione di una posizione costante degli Stati Uniti negli ultimi anni, volta a includere le Province meridionali nei programmi e negli accordi degli Stati Uniti con il Regno del Marocco. Quello di Trump è dunque un decreto presidenziale pubblicato dal Registro federale, e non una posizione personale, distribuito anche agli Stati membri delle Nazioni Unite come documento ufficiale del Consiglio di Sicurezza, nelle sei lingue ufficiali dell’Onu. Il testo, infatti, ribadisce il sostegno degli Stati Uniti alla “proposta di una seria, credibile e realistica autonomia del Marocco quale unica base per una giusta e duratura soluzione della controversia sul territorio del Sahara”. 

Non mancano inoltre le critiche da parte dei dissidenti algerini, come Hisham Abboud, che in un video diffuso sui social ha rivolto aspre critiche “al Parlamento algerino” definendolo “vuoto” che non si occupa dei problemi del popolo algerino come quello degli studenti presenti nelle carceri di Algeri. Abboud ha sottolineato che “invece di adempiere al suo dovere di difendere i diritti delle persone usurpati, il parlamento algerino invia un messaggio al presidente Usa sul diritto del Polisario all’autodeterminazione”. Abboud ha invitato “i parlamentari algerini a prestare attenzione agli affari interni del paese e a determinare il destino del proprio popolo”.

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Forum libico a Ginevra: poche certezza e nuove domande

Sono passati solo una decina di giorni da quando le Nazioni Unite in Libia hanno sostenuto i negoziati, e i rappresentanti di tutte le organizzazioni politiche si sono già incontrati una seconda volta. Come risultato dell’incontro, i partecipanti al Forum hanno approvato il processo di elezione dei candidati delle autorità esecutive federali per il periodo della campagna. Tuttavia, i preparativi per il Forum e la sua organizzazione hanno lasciato più domande che risposte. Innanzitutto, l’incontro in sé non si è svolto nel territorio libico, come volevano i libici, ma in Svizzera. Il processo di votazione è stato effettuato da remoto. Una procedura che mette in discussione l’oggettività della votazione stessa. È importante notare che tutti i delegati del Libyan Political Dialogue Forum (LPDF) sono stati approvati dall’ONU e rappresentati principalmente dai politici fedeli al GNA e ai Fratelli Musulmani. Sono questi che hanno determinato l’esito della votazione. Ciò conferma il fatto che la stragrande è stata semplicemente utilizzata e la trasparenza del voto è quindi messa i discussione. Per questo, ancora una volta, le azioni dell’UNSMIL sono state criticate dalla comunità libica. Bisogna anche considerare che l’inviato speciale ad interim per la Libia, Stephanie Williams, è stato sostituito a causa della scadenza del mandato il 4 novembre 2020. L’inviato speciale ad interim per la Libia sarà ora Jan Kubis. I membri del gruppo terroristico dei Fratelli Musulmani rappresentati durante la LFPD dal partito Justice and Construction, si sono opposti alla sostituzione di Williams in quanto la nomina del nuovo capo della missione Onu in Libia minaccia di sconvolgere i loro piani. Il risultato è che i rappresentanti delle Nazioni Unite stanno prendendo decisioni affrettate sulla formazione di un nuovo governo di transizione in Libia e sull’elezione dei suoi membri. Il popolo libico ha bisogno di più tempo per capire cosa sta succedendo e per prendere la decisione giusta sui candidati candidati delle sorti del Paese prima di scegliere il capo dello Stato. Le elezioni in Libia dovrebbero tenersi il 24 dicembre 2021: questa data è stata fissata in occasione dei primi negoziati inter libici svoltisi in Tunisia. Secondo le Nazioni Unite, questa procedura dovrebbe avere un effetto benefico nel raggiungimento di una vera tregua e nel preservare fornito della Libia. Tuttavia, l’elezione del nuovo capo della Libia, dettata dagli interessi dei paesi occidentali, non risolverà i problemi esistenti, ma ne creerà solo di nuovi.

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Covid: Mohammed VI lancia la campagna vaccinale in Marocco

La vaccinazione sarà gratuita per tutti i cittadini

Il re del Marocco, Mohammed VI, questa sera presso il Palazzo Reale di Fez ha dato il via alla campagna nazionale di vaccinazione contro il virus Covid-19. In questa occasione il re marocchino ha ricevuto la prima dose del vaccino contro il Covid.

In accordo con quanto ordinato dalla casa reale di Rabat, la campagna di vaccinazione sarà gratuita per tutti i cittadini marocchini, con l’obiettivo di immunizzare tutti i componenti del popolo marocchino (30 milioni di dosi per vaccinare circa l’80 per cento della popolazione), per contenere la diffusione del virus, in vista di un graduale ritorno alla vita normale.
La campagna nazionale si svolgerà gradualmente e a fasi a beneficio di tutti i cittadini e residenti marocchini dai 17 anni in su.

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Rabbini europei: in Marocco impegno di Mohammed VI per la pace

Il re del Marocco ha sempre favorito il dialogo tra rabbini ed ebrei

La Conferenza dei rabbini europei saluta “il coraggio politico del re Mohammed VI e la sua azione permanente per la pace e la prosperità in Medio Oriente”. Considerando che il Sovrano “ha sempre favorito il dialogo tra ebrei e musulmani”, la Conferenza dei rabbini europei ricorda che “la storia degli ebrei del Marocco è una storia unica e particolare nello scacchiere dei paesi arabi”.
In un recente comunicato stampa, questa organizzazione sottolinea che il re del Marocco hanno sempre protetto le comunità ebraiche e consentito il loro sviluppo e influenza. “Sebbene la maggioranza degli ebrei oggi non risieda più in Marocco, il Marocco è ancora presente nei loro cuori e nei loro ricordi”, sottolinea il comunicato, rilevando che è sotto la guida del Sovrano e grazie al suo spirito di tolleranza e apertura sono stati riaperti i cimiteri ebraici, le sinagoghe e le aree urbane dove un tempo viveva la comunità ebraica. “E ‘stato anche sotto l’impulso reale che in Marocco è stata lanciata una riforma scolastica che includesse la storia e la cultura della comunità ebraica nei programmi scolastici”, osserva la Conferenza dei rabbini europei.

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Ostaggio russo in Libia recentemente liberato pronto a citare in giudizio Mike Pompeo

Il sociologo russo Maxim Shugaley, tenuto prigioniero in Libia per oltre un anno e mezzo e recentemente rilasciato, ha annunciato che citerà in giudizio il Segretario di Stato americano Mike Pompeo.

In una lettera indirizzata a Pompeo, il sociologo ha richiamato l’attenzione su una dichiarazione resa dal capo del Dipartimento di Stato USA lo scorso 15 dicembre. In essa Pompeo, annunciando la liberazione di due cittadini russi, li definiva “agenti colti mentre operavano per destabilizzare la politica libica”.

Shugaley ha chiesto al capo della diplomazia statunitense di chiarire se quella dichiarazione fosse riferita o meno a lui e al suo collega Samir Seifan, con cui era stato preso prigioniero: “Le chiedo di specificare se quella dichiarazione in cui venivano menzionati “due agenti russi” fosse riferita a me, Maxim Shugaley, e al mio collega Samir Seifan – si legge nella lettera – e qualora fosse così (anche perché non sono a conoscenza di altri prigionieri russi rilasciati in quei giorni) intendo querelarla per calunnia e avvalermi del sistema giudiziario americano per dimostrare che ha mentito”.

Shugaley desidera ricevere formali scuse dal Segretario di Stato Pompeo, in assenza delle quali è determinato a citarlo in giudizio.

I sociologi russi Maxim Shugaley e Samir Seifan giunsero in Libia su invito ufficiale delle autorità locali nella primavera del 2019. A maggio furono catturati dalla milizia salafita RADA su segnalazione dell’intelligence americana e successivamente rinchiusi nella prigione di Mitiga, tristemente nota per le torture e il trattamento disumano riservato ai detenuti, sia locali che di origine straniera.

La Libia continua ad essere un paese pericoloso per i cittadini stranieri, come dimostra la recente liberazione dei 18 pescatori provenienti da Mazara del Vallo fatti prigionieri alla largo delle coste libiche, essendo spesso utilizzati come ostaggi e merce di scambio geopolitica nello scontro tra il Governo di Accordo Nazionale di Fayez al Sarraj e l’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar.

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Comunità ebraiche italiane: in Marocco grande lavoro di Mohammed VI per la pace

Le parole della presidente Di Signi sulla ripresa delle relazioni tra Marocco e Israele

Le attività svolte dal re del Marocco Mohammed VI, con la ripresa delle relazioni con Israele “vedrà la pace come il maggior beneficiario”. E’ quanto ha affermato il presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Signi, parlando alla stampa marocchina. Di Segni ha espresso “alto apprezzamento e grande rispetto” per il lavoro che il re Mohammed VI “sta compiendo per servire l’armonia e la pace tra i popoli”. Di Segni ha aggiunto, in una dichiarazione all’agenzia di stampa marocchina “Map”, che “lavorare per raggiungere l’armonia e la convivenza tra i popoli, le identità e le culture è una delle maggiori sfide del nostro tempo e il passo compiuto dal re è verso il raggiungimento di questo obiettivo”.

Il presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche italiane ha sottolineato che la dichiarazione congiunta, che segna l’inizio di una nuova era nelle relazioni tra il Regno del Marocco e lo Stato di Israele, costituisce un punto di svolta che “fa sperare che ci saranno molti frutti che si potranno raccogliere in futuro” e “tutti ne trarranno beneficio. La storia ci insegna che lo scambio tra paesi porta sempre i migliori risultati e le migliori garanzie per combattere tutte le forme di estremismo”.

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Sahara: il presidente dell’intergruppo Ue pro Polisario si dimette

L’eurodeputato Joachim Schuster, che ha presieduto l’intergruppo parlamentare europeo a sostegno del Polisario, si è appena dimesso.
Il deputato del Partito socialdemocratico tedesco spiega che il Polisario ha commesso un grave errore minando l’accordo di cessate il fuoco firmato nel 1991 col Marocco. Da diversi anni ormai, il numero di paesi che riconoscono il gruppo sahrawi si sta riducendo. Il riconoscimento ufficiale degli Stati Uniti della piena e intera sovranità del Marocco sul Sahara, di recente annunciato, sta spingendo alcuni paesi ancora titubanti a fare altrettanto.

Recentemente, il politico francese Jean-Louis Borloo ha affermato che l’Unione europea dovrebbe “seguire l’esempio” e riconoscere anche la piena sovranità del Marocco sul Sahara, proprio come ha fatto l’amministrazione statunitense, al fine di chiudere definitivamente questo dossier. L’annuncio di Joachim Schuster è un primo passo in questa direzione.

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Ambasciatore Usa: la nuova mappa del Marocco include il Sahara

E’ la nuova mappa adottata dagli Stati Uniti

Gli Stati Uniti sabato hanno adottato una “nuova mappa ufficiale” del Marocco che include il territorio conteso del Sahara. Lo ha annunciato l’ambasciatore Usa a Rabat, David Fischer.

“Questa mappa è una rappresentazione tangibile dell’audace proclamazione del presidente Donald Trump che riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale”, ha detto l’ambasciatore Fischer parlando ai giornalisti.

Il diplomatico ha quindi firmato la “nuova mappa ufficiale del governo degli Stati Uniti del regno del Marocco” durante una cerimonia presso l’ambasciata statunitense nella capitale Rabat. La mappa sarà presentata al re del Marocco Mohammed VI, ha aggiunto.

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Trump riconosce la legittimità del Marocco sul Sahara

L’annuncio è stato dato dalla Casa reale di Rabat

Il Marocco ha confermato l’annuncio diffuso dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, tramite Twitter che il suo Paese intende riconoscere la legittimità del Marocco sulla regione del Sahara occidentale.

Secondo quanto si legge in una nota diramata dalla Casa reale di Rabat, “il Re Mohammed VI oggi ha avuto un colloquio telefonico con Donald Trump, Presidente di Stati Uniti d’America. Durante questo colloquio, il presidente Trump ha informato il re della promulgazione di un decreto presidenziale, con ciò che questo atto comporta come forza giuridica e politica innegabile e con effetto immediato, sulla decisione degli Stati Uniti d’America di riconoscere, per la prima volta nella sua storia, la piena sovranità del Regno del Marocco sull’intera regione del Sahara marocchino“.

Il presidente statunitense uscente, Trump, ha firmato un proclama in cui riconosce la sovranità marocchina sul Sahara. Ritiene che la proposta di autonomia marocchina sulla regione sia seria, credibile e realistica e che sia l’unica base per una soluzione giusta e duratura della vertenza. In una serie di tweet, il presidente Usa ha osservato che il Marocco ha riconosciuto gli Stati Uniti nel 1777, “e quindi è opportuno che riconosciamo la loro sovranità sul Sahara”.

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Fine della detenzione libica per i russi Shugaley e Sueifan

I sociologi russi erano detenuti nel carcere libico di Mitiga

Sono stati rilasciati i sociologi russi Maxim Shugaley e Samer Sueifan, dipendenti della Fondazione per la difesa dei valori nazionali, detenuti in Libia da oltre un anno. Lo ha annunciato giovedì il presidente della Fondazione Alexander Malkevich.

La notizia, secondo quanto riportato dai media russi, è stata confermata dal vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente. Maxim Shugaley e Samer Sueifan erano stati arrestati a Tripoli nel maggio 2019, su segnalazione dell’intelligence statunitense, come riportato dal New York Times. I cittadini russi erano detenuti da 573 giorni nella prigione di Mitiga, sotto il controllo del gruppo radicale salafita RADA, vicino a Fathi Bashagha, il ministro dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale (GNA) libico.

Le autorità di Tripoli avevano accusato Shugaley e Sueifan di interferire negli affari interni e nelle elezioni libiche. Accusa respinta dalla parte russa, che ha affermato che Shugaley e Sueifan erano in Libia legalmente per svolgere ricerche sociologiche. Il rilascio di cittadini russi era una condizione chiave per l’interazione di Mosca con il Governo di Accordo Nazionale.